Lo “splendido teatro del dolore

15X20

È così chiamato nel Santuario di Santa Maria della Stella il “Sepolcro” o “il Cristo di Bagnolo” lo “splendido teatro del dolore”, come definito da mons. Severino Chiari, cioè il Compianto ligneo di un altro Zamara, Clemente, che eseguì il capolavoro della sepoltura di Gesù Cristo. Il cosiddetto “Compianto sul Cristo Morto” appartiene alla pietà popolare, sia nella pittura come nella scultura, a partire dal sec. XIV e poi ampiamente diffuso in epoca rinascimentale. In esso viene rappresentato Gesù dopo la sua deposizione dalla croce, circondato da vari personaggi che ne piangono la morte.
Il Compianto di Bagnolo è costituito da un affresco, di recente restaurato, raffigurante la Deposizione, eseguito attorno al 1550 da Zenon Veronese, collocato nell’atrio d’ingresso al “Sepolcro” e anticipa il Compianto vero e proprio. Nell’affresco sono leggibili il volto di Maria, svenuta fra le braccia delle Pie donne, la Maddalena, san Giovanni Evangelista, Nicodemo e Giuseppe di Arimatea. Quello ligneo, invece, è composto da un gruppo di statue policrome, di grandezza naturale, con il corpo di Cristo disteso per terra, circondato da personaggi ritenuti presenti al momento della Deposizione dalla Croce. Bagnolo ne ospita uno, famosissimo al punto di condividerne il nome col Santuario. È stato restaurato negli anni 2005- 2009 ed è costituito da quattordici statue. È la discepola che segue il Maestro presso la croce di Gesù. È chiamata Maria di Cleofa “la sorella (cognata)” della Mamma di Gesù. Le lacrime che rigano copiose il volto dicono tutto lo strazio per una morte così atroce. Giuseppe di Arimatea discepolo di Gesù Cristo, membro del Sinedrio, padrone di un facoltoso mausoleo di famiglia a Gerusalemme che aveva fatto scavare in una cava rocciosa, predisposto probabilmente alla sua stessa sepoltura. Egli stesso organizza le operazioni di recupero e sepoltura del corpo di Cristo, finanziando l’acquisto del lenzuolo di lino in cui avvolgerà quelle membra martoriate. Maria Maddalena è tra coloro che maggiormente amarono Cristo, dimostrandolo, pur se calunniata. Presente
sul Calvario, sotto la croce, assieme a Maria Santissima e a san Giovanni. Coraggiosa, non fuggì per paura come fecero i discepoli, non lo rinnegò per paura come fece il primo Papa, ma rimase presente ogni ora, dal momento dell’avvenuta conversione, fino al Santo Sepolcro. Disperata, distrutta dal dolore, ha la bocca spalancata per lo spasimo lancinante. Sarà la prima a vedere Gesù Risorto. Nicodemo, un notabile, un anziano, capofamiglia benestante, che va da Gesù di notte e ne resta affascinato, accerta come realtà definitiva amarissima, che per Lui ormai tutto è finito. Salomè, conosciuta anche come Maria Salomè, è discepola di Gesù, moglie di Zebedeo, madre di Giacomo il Maggiore e Giovanni. Con il volto affranto, sorregge il corpo della Madonna svenuta per il dolore. «Anche a te una spada trafiggerà l’anima», aveva profetizzato Simeone, mentre Maria e Giuseppe presentavano Gesù al tempio. Ora la spada ha veramente trafitto: il Figlio è morto, deposto dalla croce e il cuore della Madre non regge. Il corpo freddo e umido si accascia. L’amica Salomè la sorregge. Gesù Cristo deposto non ha più la corona di spine, toltagli, forse, dalla delicatezza della Madre. Nonostante il potere dell’odio e della vigliaccheria non rimane solo. Ci sono Maria, sua Madre, la “sorella” di sua Madre, Maria Salomè, Maria di Magdala e Giovanni.

Il volto come la gestualità del corpo non svelano le tracce del dolore, ma suggeriscono il raggiungimento di uno stato di profonda serenità. Le Pie Donne sono figure femminili, venute dalla Galilea al seguito di Gesù per il pellegrinaggio pasquale, vicine alla croce nel momento della sua morte e poi presenti alla sua sepoltura. Quella raffigurata pone il tema della ricerca, della visione, del mistero del volto di Dio. La forza
dell’amore! Femminile! Il discepolo che Gesù amava, che ave- va riposato sul petto di Gesù è presente a tutti i momenti fisici e morali della sofferenza e della morte di Gesù: la flagellazione, il peso della croce verso il Calvario, il grido di Gesù che ha sete e la trafittura del costato. Per Giovanni il segno più eloquente è la morte d’amore per gli altri da parte dell’amico Gesù che trasforma il significato della Croce in segno di amore travolgente e senza riserve. Maria Addolorata ha fatto proprio il martirio di Gesù. Veder morire un figlio, e per di più crocifisso, è per una madre un dolore immenso, nemmeno paragonabile alle più disumane atrocità. È l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza
sfogo, conservato nel suo cuore. Non potevano mancare nel Compianto alcune figure di Angeli accanto al Salvatore abbandonato nelle profondità del suo martirio. Portano i segni del cartiglio appeso sulla Croce (INRI), gli strumenti di tortura e di flagellazione, la scala e la spugna di aceto. Spettatori di un mistero più grande di loro.
Una sosta al Compianto di Bagnolo, uno dei più vigorosi ed espressivi del Rinascimento bresciano, invita il visitatore a vedere, contemplare, credere e naturalmente piangere e pregare. Scriveva don Tonino Bello: È vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Anche noi oggi siamo chiamati a un compito di portata storica: «Sciogliere le catene inique, togliere i legami dal giogo, riman dare liberi gli oppressi» (Is 58, 6).