PER CELEBRARE A BAGNOLO I 250 DI S. MADDALENA DI CANOSSA

Pubblicato giorno 1 aprile 2024 - Senza categoria

Da 250 anni Il cuore di Maddalena continua a battere nella Chiesa e nel mondo intero

  • Un compleanno di portata universale

Duecentocinquant’anni fa, il 1° marzo 1774, Maddalena di Canossa nasceva a Verona da antica e importante famiglia. Il suo cuore cominciava a battere per Dio e per la donna e l’uomo di ogni tempo. Anche per il nostro, che oggi è contento di ricordarlo.

Mi sono chiesta: “Cosa vuol dire celebrare un anniversario?”. È esperienza di tutti noi, nelle relazioni di famiglia o con gli amici, quella di ricordare una ricorrenza, come può essere un compleanno, o un anniversario di matrimonio… E’ l’occasione per festeggiare, ma soprattutto per “farsi vivi” con una persona cara, con un amico o un’amica. Per me, come per tanti, è magari l’occasione per mandare un messaggio o fare una chiamata alle persone che ho conosciuto negli anni trascorsi, o che conosco nel presente. Ecco allora che un anniversario diventa l’occasione per “tener viva” una relazione, per “ravvivare” il dono di una relazione significativa e preziosa che ha arricchito la mia vita.

I 250 anni dalla nascita di santa Maddalena sono un felice anniversario, un “compleanno” significativo per “ravvivare” la nostra relazione con lei, personalmente e come comunità. Maddalena è ancora viva nell’esperienza spirituale che lei ha vissuto e che attraverso le Madri Canossiane e molti laici delle nostre comunità è arrivata fino a noi. Un modo di amare Dio “come il tesoro più prezioso da portare nel cuore”; di desiderare di farlo conoscere: “Soprattutto fate conoscere Gesù” perché solo conoscendo Lui e la Sua bontà ciascuno possa sentirsi amato e custodito.

Un desiderio solo del passato? Non si direbbe. Uno sguardo nato 250 anni fa è diventato un abbraccio con il presente per comprenderlo meglio e per guardare con speranza al futuro.

  • Come vivere allora questa celebrazione giubilare?

Come l’occasione che ci è donata per dire ancora “grazie” al Signore per il dono che è stata santa Maddalena e che ancora oggi è negli sguardi, nelle parole e nei gesti di chiunque voglia vivere l’Amore a Dio e ai più poveri di amore. Madri Canossiane, Padri canossiani, laici tutti che sentono la bellezza e la gioia di seguire i suoi passi. Come la possibilità di risentire nel presente un dono tanto più attuale quanto necessario: la cura per ogni persona che è nel bisogno, qualunque esso sia. Come la possibilità di dialogare con lei nella preghiera e affidarci più spesso alla sua intercessione.

Ecco allora che vorrei rivolgermi a S. Maddalena di Canossa per dirle:

“Maddalena, per un inaspettato disegno di amore sei nata alla vita e ancora oggi il dono che hai regalato alla Chiesa parla e ci invita a proseguire sulle tue orme, ad amare il Signore con il “cuore”, là dove risiedono i sentimenti più veri e i desideri che portano a fare scelte di vita per amore al Signore e il bene delle persone. Tu Maddalena ci ricordi anche oggi che alla fine della nostra vita saremo felici se “avremo accolto, difeso e custodito” ogni persona incontrata, in particolare se povera. Il tuo cuore di Madre “riaccenda” in noi il desiderio e l’impegno di lasciarci amare da Dio, per imparare ad amare nella quotidianità e a celebrare l’amore ricevuto e donato”.

L’esperienza di Maddalena possa essere viva ancora oggi in noi e diventi per ciascuno desiderio di  essere amato e di amare… con lo stesso Suo cuore.                Madre Alessandra Tinti

Per conoscere meglio le nostre Madri Mariella e Giuliana

Come ha conosciuto le Madri canossiane? E perché è diventata canossiana?

Per prima risponde Madre Mariella Frosi.

Ho conosciuto le Madri Canossiane a Pontevico, mio paese natale, perché chiamate in paese dall’Abate Cremonesini all’inizio del ‘900 per seguire la gioventù femminile. Già all’asilo infantile erano presenti le Madri, in particolare ricordo Madre Giacinta e la Madre Soana. Alle elementari noi ragazze andavamo a scuola dalle Canossiane e lì ho avuto come insegnanti Madre Clotilde e Madre Elisa Ragazzi dalla terza alla quinta. La domenica il nostro pomeriggio era al catechismo e poi nel cortile del convento. Ho frequentato il gruppo delle aspiranti e delle beniamine, e diventata un po’ più grande ho accompagnate le beniamine.

Nel frattempo sono arrivate le Madri Rosetta, Onorina, Giuseppina Calabria, Lucia Panzini.

In quinta elementare la Madre Elisa ci invita a dire una preghiera perché una di noi si faccia Canossiana. Mi ricordo che mi sono detta: “Che bello se fossi io”. Dopo, in realtà, non ci ho più pensato.

Dopo la scuola ho frequentato il laboratorio di calze negli ambienti delle Madri. Arrivata a diciotto anni ho messo sul piatto della bilancia sia il matrimonio che la vita religiosa, e questa ha prevalso. Mi è sempre piaciuto il modo di stare con la gioventù delle Madri. Ho dovuto un po’ lottare con i miei genitori che erano contrari. Ho frequentato due corsi di esercizi a Mompiano e a ventun anni, nella maggiore età, sono entrata nel convento di via S. Martino a Brescia per il postulandato, poi un anno chiamato ‘canonico’ ed un terzo di noviziato dove già si andava a fare esperienza nelle comunità.

In via Diaz a Brescia ho frequentato la scuola per Maestre d’asilo. In seguito sono stata mandata per tre anni a Verona per continuare a studiare, frequentando un corso socio-pastorale e fare un’esperienza con le operaie. Andavamo nei vari stabilimenti durante la pausa pranzo per incontrare le ragazze. Eravamo negli anni del ’68. Con loro abbiamo vissuto vari momenti di ritiro spirituale chiamati ‘esercizi Marta e Maria’. E’ stata una bellissima esperienza.

Ritornata nel bresciano la prima ‘casa’ è stata Orzinuovi per dodici anni come maestra d’asilo e impegno in oratorio. Per un anno sono stata a Borgo San Giacomo, poi a Castenedolo per sei anni, sette a Ghedi, in seguito a Coccaglio e Rovato. Mi hanno mandato a Bagnolo come superiora per cinque anni, impegnata nell’Asilo ‘Fasani’, poi a Orzinuovi ed ora sono a Bagnolo da sette anni.

Mi ha sempre affascinato la spiritualità canossiana e ho cercato di viverla come insegnante con i bambini, nel rapporto con le famiglie e nel catechismo ai ragazzi delle medie e degli adolescenti, infine alle elementari.

In questi ultimi anni a Bagnolo mi dedico soprattutto agli anziani, visitandoli e portando la Comunione, oltre all’accoglienza nella nostra casa.

Ripeto le domande a Madre Giuliana Milani

Al mio paese, Medole (MN), dal 1924 ci sono le Canossiane, chiamate dal parroco di allora perché potessero creare un laboratorio di calze per far lavorare le ragazze, che altrimenti avrebbero continuato ad andare fuori paese in cerca di lavoro. Ho iniziato a conoscere bene le Madri all’Asilo infantile dove c’erano come maestre Madre Lucia Cinelli e Madre Maria. Durante il periodo della scuola elementare ho sempre frequentato l’oratorio femminile per il catechismo e per il gioco. In particolare ricordo Madre Maria Foresti, rimasta a Medole quarant’anni, così Madre Adele Guerra e Madre Laura che seguivano la scuola di lavoro e il laboratorio che io ho frequentato poco.

Dopo un periodo allo stabilimento, ho iniziato a lavorare in ospedale dalle suore Ancelle a Castelgoffredo, ma ho sempre frequentato l’oratorio e le Canossiane, che ho visto sempre come delle mamme: capivo che avevano un cuore di mamma’. Sono stata per quattro anni a lavorare all’ospedale di Niguarda.  Le mie amiche iniziavano ad avere il fidanzato e poi a sposarsi, mentre io guardavo con ammirazione le Madri ed ho deciso di farmi suora. Mia mamma non era molto d’accordo ma io nel 1967 ho iniziato il postulandato in via S. Martino a Brescia, poi l’anno canonico con la vestizione e il noviziato. Al Civile di Brescia ho frequentato la scuola infermieri fino al 1970, ed ho avuto il mandato presso l’infermeria di via S. Martino fino al 1990, seguendo le Madri ammalate sia per le visite che per le cure. Nel ’91 sono stata per un anno a Isorella, tre anni a Costalunga, continuando anche ad aiutare le Madri ammalate. Sono stata mandata per tre anni a Bedizzole. Essendosi ammalati i miei genitori sono stata trasferita nel convento di Medole per quindici anni, così da poter essere vicina a mamma e papà, oltre all’impegno in parrocchia.

Dal 2010 al ’13 ritorno a Brescia, sempre come infermiera, mandata poi a Bagnolo S. Vito fino al 2015.

Dal 2015 sono a Bagnolo Mella con il compito dell’accoglienza nella nostra casa, la visita e la comunione agli ammalati, portando anche un po’ di serenità. Ho sempre cercato di vivere la spiritualità canossiana attenta alle persone fragili, anziane o ammalate.

 

LA DOMENICA ALLL’ORATORIO DELLE “SUORE” (FINE ANNI ‘50 – PRIMI ANNI ‘60)

Alla domenica si pranzava dalla nonna, e , anche se mi affrettavo a finire quello che mi mettevano nel piatto, gli adulti, al contrario, indugiavano in interminabili conversazioni e mi sembrava che il pranzo non finisse mai.

Sì, perché io volevo andare al più presto “dalle Suore”!!!

All’epoca nessuno ci accompagnava, andavamo da sole e di corsa.

All’ingresso ci accoglieva madre Laurina, che ci conosceva tutte e trovava una parola di accoglienza per ciascuna.

Il cortile si animava gradatamente, risuonava di voci e si colorava di variopinte “vestine” della domenica (che dovevamo stare attente a non sporcare, cosa che dimenticavamo appena entrate.

Le suore organizzavano vari giochi, sempre pronte a parteciparvi se l’abito lo consentiva…. .

Allora infatti indossavano un lungo abito scuro, con tanto di scialle nero a punta e portavano anche la cuffia, sormontata dal classico fiocchetto “a onde” delle Canossiane, al collo la medaglia.

A me piaceva in particolare saltare la corda, anche perché madre Elena si offriva spesso di girarla, cosa che noi cercavamo sempre di evitare.

Alle 14,00, dopo la benedizione in chiesetta, iniziava il catechismo. Io, con la mia sezione, avevo l’aula al piano superiore, che si raggiungeva salendo due rampe di scale poste sul lato sinistro dell’ingresso.

Madre Onorina ci insegnava le preghiere e spiegava il catechismo del giorno.

Avevamo anche un quadernetto prestampato, con la copertina grigioverde, che riportava domande con definizioni da imparare a memoria, brevi episodi della Bibbia da riassumere, spesso accompagnati da illustrazioni da colorare.

Le definizioni da imparare erano obbligatorie, perché a chiederle era anche il Parroco quando veniva in visita!!!

Alla fine del catechismo madre Onorina ci raccontava “il fatto”. Erano storie di bambini diventati Santi, fino a quando cominciò a narrarci la storia di Bakhita che ci coinvolgeva e commuoveva ogni volta.

Al termine “volavamo” giù per le scale per comperare, paghetta permettendo, le ultime caramelle al “botteghino”.

In fondo al bancone pieno di vasi dalle varie forme, contenenti leccornie di tutti i colori, avevano messo anche il primo grande frigorifero rosso con i primi ghiaccioli e gelati….

Poi ancora gioco.

Durante l’inverno o in caso di maltempo, ci aprivano il teatrino dove le più grandi intrattenevano le più piccole con improvvisazioni sul palco.

In occasione di feste “importanti” erano gli adulti a recitare delle vere e proprie commedie in “atti”, indossando i bei costumi che stavano nell’ “armadio grande” e che erano destinati solo a loro.

La cosa più avvincente di queste rappresentazioni era la “sparizione” di qualcuno, perché (ci abbiamo messo un po’ per capirlo) sul palco c’era una botola che comunicava con un vano sottostante!

Ero una bambina, frequentavo la scuola elementare, e le mie domeniche le trascorrevo serenamente così: dalle Madri Canossiane, chiamate semplicemente le “Suore”!

A. C.

C’ERA UNA VOLTA…….L’ORATORIO DELLE “SUORE”

La domenica l’Oratorio si riempiva di bambine, ragazze, adolescenti.

Dalle ore 13 in poi si entrava controllate da madre Emilia la portinaia, e da qui si poteva uscire solo dopo il catechismo, questo era una garanzia per i genitori.

Vicino al teatrino c’era il botteghino, tappa fissa per tutte: c’erano caramelle, stringhe di liquirizia, farina di castagne, limone e “zucco” di liquirizia, ecc..

Il suono delle risate, dei canti, le grida, si sovrapponevano incentivando l’entusiasmo e la gioia del gioco.

Nel cortile c’era spazio per tutte!

Le piccole con madre Elena giocavano a cimberlina, facevano il girotondo e cantavano canzoni animate come “O quante belle figlie madama Dorè …..”.

Altre a gruppi con madre Luigina, madre Carolina, madre Bruna (per citarne alcune) aiutavano a girare la corda, saltavano a turno con la velocità che aumentava. Si giocava a nascondino, libera inferma, mosca cieca e altri giochi che ci impegnavano per tutto il pomeriggio.

Alle 14,30 tassative suonava la campanella che dava inizio al catechismo; prima la benedizione collettiva, poi ogni sezione nella propria aula per il catechismo.

Poi ancora il gioco e col passare delle ore man mano il cortile si svuotava fino alla chiusura intorno alle ore 19,00.

Quando era brutto tempo le madri ci aprivano il teatrino: qui quelle più grandi improvvisavano spettacoli con balletti, canti, scenette per allietare e intrattenere le più piccole.

In un secondo tempo anche il cinema nel periodo invernale.

Le madri erano un bel numero, quindi erano disponibili per i vari gruppi di gioco. Ci lasciavano libere di inventare nuovi giochi e di realizzarli a modo nostro, naturalmente con la loro supervisione e a patto di relativo riordino e pulizia degli ambienti e delle cose utilizzate. Gioco dei pompieri, semina e raccogli patate, bandierina o fazzoletto.

C’erano anche periodi in cui l’Oratorio delle Suore apriva nei giorni feriali: per la preparazione ai sacramenti e nel mese di Maggio.

La presenza alla recita del rosario garantiva la ricevuta di 1 talento (valore L. 25) che poi potevi spendere al botteghino o accumulare per la gita di fine Maggio. Queste alcune mete: Sotto il Monte, Monte Berico, Madonna del Frassino ecc.. La partecipazione era sempre altissima.

 

 

  1. C.